Uno degli allarmi che fa paura oggi è l’inquinamento non solo dell’aria ma anche del mare che conta circa 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno e gli esperti dicono che se non si farà qualcosa nel minor tempo possibile, i numeri sono destinati a crescere in maniera spaventosa. Le domande che tutti ci poniamo sono: da dove proviene la plastica gettata in mare? Siamo ancora in tempo per cercare di risolvere il problema o comunque limitarlo? Andiamo a vedere la questione nel dettaglio.
I responsabili dell’inquinamento dell’acqua non sono come tutti pensano i paesi occidentali industrializzati, bensì proprio i paesi asiatici come Cina, Thailandia, Vietnam, Indonesia e Filippine. Siamo certi di queste informazioni poiché sono state pubblicate a seguito di una ricerca iniziata e portata a termine dall’organizzazione ambientale Ocean Conservancy in collaborazione con McKinsey. Ovviamente il problema non è solo che le acque dei nostri mari non sono limpide, bensì che nei mari vivono miliardi di animali marini che ingerendo pezzettini minuscoli di plastica, muoiono. Ecco quindi che il risultato della ricerca anticipa che se si andrà avanti così, nel 2050 gli oceani saranno ricchi di plastica e i pesci dimezzati. La soluzione potrebbe essere quella di iniziare a fare un corretto riciclo di plastica, con un intervento serio da parte non solo dei cittadini ma anche delle istituzioni e delle aziende di tutti i settori. Poi bisognerebbe ripulire gli oceani dalle tonnellate di plastica che li sovrastano, non partendo dalle isole, come il Great Pacific garbage patch, che è chiamato, isola d’immondizia, bensì dalle coste.
Infatti gli studiosi dell’Imperial college di Londra, dicono «La maggior parte di plastica si trova lungo le coste densamente popolate e sfruttate economicamente, dove entra nell’oceano. Ecco perché ha più senso rimuoverle lì, prima che abbiano la possibilità di danneggiare gli ecosistemi». Una soluzione che è stata da loro proposta è quella di identificare le aree migliori per installare collettori, ovvero delle barriere galleggianti che riescano a “catturare” la plastica per poi rimuoverla. Tra le aree più evidenziate ci sono la Cina e l’Indonesia, operando su queste zone si riuscirebbe ad eliminare circa il 31% delle microplastiche che hanno invaso i mari.