
Mille micro birrifici in Italia producono birra artigianale e, intorno ad essi, ruotano fiorenti attività imprenditoriali e milioni di appassionati, mossi dalla voglia di scoprire aromi e gusti diversi rispetto a quelli dei classici prodotti industriali, pastorizzati, filtrati, standardizzati e ricchi di conservanti.
Non è un segreto che anche in Italia, Paese dalla storia birraria relativamente recente, vi sia un forte fermento intorno alla birra artigianale evidenziato chiaramente dalla rapida diffusione che ha avuto tale prodotto sul territorio nostrano e finanche dai dati relativi alle esportazioni: secondo recenti rilevazioni, infatti, le esportazioni delle birre artigianali italiane sono cresciute di oltre il 20% nella prima metà del 2015 e circa il 50% è diretto nel Regno Unito (fonte Sole24ore).
Ebbene, anche in una piccola realtà qual è Ischia il fenomeno si sta diffondendo. A dirlo è il sito Maltiperlabirra.it secondo il quale vi sarà anche sull’isola campana un rivenditore al dettaglio di birre artigianali, il Minimarket Ferrandino sito in Via Quercia 3, ad Ischia Porto, che ne proporrà inizialmente 15 diverse tipologie, frutto del lavoro di case produttrici italiane, sconosciute ai più e mai arrivate sull’isola. Il progetto prevede poi la creazione, entro la fine dell’anno, di un vero angolo beer shop nel quale offrire moltissime birre così da garantire agli isolani (privati e non) la possibilità di testare cose nuove e sempre diverse.
Solo un esempio lampante, questo, di come si avverta, anche nei piccoli centri, un bisogno di cambiamento. Assistiamo ad una vera e propria rivoluzione che in alcune città si sta trasformando in cultura del luppolo: i giovani escono, si riuniscono e partecipano ad eventi tematici sulla birra.
Invero sull’isola, già da tempo, ha iniziato a diffondersi il concetto di “birra artigianale” e sono tanti i locali che la propongono sebbene spesso si tratti di prodotti comuni, appartenenti alla categoria delle cosiddette gateway beers, ovvero, in altri termini, una via di mezzo tra il mondo delle lager industriali destinate alla grande distribuzione (ipermercati, supermercati, grandi catene ecc…) e le birre artigianali (vendibili, invece, al dettaglio solo in beer shop, minimarket, enoteche e simili). Il connubio Birra-Ischia, dunque, è forte, ma bisogna orientarlo verso la qualità.
Ma cosa significa veramente la ripetuta locuzione “birre artigianali”? Per quanto possa sembrare scontata, la definizione di birra artigianale è sempre stata controversa e, solo di recente, il legislatore ha dato una sua interpretazione secondo la quale può fregiarsi della dicitura artigianale solo la birra “prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione e la cui produzione annua non superi i 200mila ettolitri”.
Ma un’arida definizione legislativa non riesce a trasmettere il senso del lavoro portato avanti dai mastri birrai italiani. Come scritto dal noto portale Cronachedibirra, infatti, “le scelte compiute in fase produttiva dai micro birrifici sono molto diverse da quelle dei grandi birrifici industriali, che al contrario non hanno come obiettivo primario la realizzazione di un prodotto qualitativamente apprezzabile. I motivi sono diversi:
– Le multinazionali puntano a uniformare il gusto dei loro prodotti, al fine di livellare le aspettative dei consumatori e di raggiungere la più ampia fetta di utenti possibile. Non troverete mai una birra industriale particolarmente interessante: sono sempre prodotti piatti, scialbi, che tendono ad assomigliarsi tra loro.
– Le birre industriali sono sempre filtrate e pastorizzate, in modo da garantire la massima conservazione del prodotto e annullare le eventuali variazioni di gusto rispetto al “modello” originale. Il risultato è però un prodotto “morto” e senza alcuna profondità.
– Le birre industriali spesso sono prodotte con additivi chimici, conservanti e con surrogati del malto d’orzo, come il riso e il mais, che permettono di contrarre i costi di produzione ma compromettono di gran lunga l’esperienza gustativa.
Diversamente la birra artigianale è spesso un prodotto non scontato, con un proprio carattere preciso e un alto livello di creatività. In parole povere è birra vera, capace di trasformare la bevuta in un’esperienza unica, che nessun birrificio industriale è in grado di garantire.”
Ma tutte le birre artigianali sono uguali? Partiamo dal presupposto che, come già detto, è stata superata la soglia dei mille micro birrifici (nel 2.000 erano appena una decina) e, conseguentemente, risulta veramente difficile pensare che i prodotti siano tutti uguali. Ogni azienda, e quindi ogni mastro birraio, segue un proprio iter che inizia dalla scrittura della ricetta, passa poi per coltivazione delle materie prime per arrivare, infine, all’attività brassicola vera e propria.
La qualità dipende anche dalle scelte di mercato intraprese dal birrificio: si pensi a Baladin, noto in tutta Italia, che propone sia le Xyauyù (birre di alto profilo che costano dai 30 euro in su) che un bouquet di birre meno pregiate e destinate a chi è meno esperto in materia ed apprezzerà comunque la differenza rispetto ai marchi da supermercato.
Inoltre, come per un buon gelato artigianale, anche per la birra ci si trova davanti a un prodotto che, lavorato dalle stesse sapienti mani, può risultare diverso. Diversamente non si potrebbe parlare di artigianalità!